Lavoro e inclusione: incontro a sostegno delle reti territoriali e costruzione di nuove alleanze sociali


L’iniziativa, nell’ambito di “màt – Settimana della Salute Mentale” è stata promossa dal Consorzio di Solidarietà Sociale insieme alla Fondazione Biagi, in collaborazione con Aliante Cooperativa Sociale e Alecrim Work
Un incontro per riflettere sul ruolo centrale del lavoro nei percorsi di inclusione sociale delle persone fragili. È quello che si è tenuto il 22 ottobre presso la Fondazione Marco Biagi, a Modena in occasione di “màt – Settimana della Salute Mentale” con l’obiettivo di riportare al centro il tema dell’inserimento lavorativo come strumento di cittadinanza attiva, recupero della dignità personale e costruzione di comunità inclusive. L’iniziativa, promossa dal Consorzio di Solidarietà Sociale (CSS), insieme alla Fondazione Biagi, in collaborazione con Aliante Cooperativa Sociale e Alecrim Work, ha visto la partecipazione della Regione Emilia-Romagna dei rappresentanti dei Comuni e dei distretti del territorio modenese.

Al saluto di Sarah Olivero (di Aliante ed in rappresentanza del CSS) che ha ringraziato la Fondazione Marco Biagi per l’ospitalità e ha sottolineato l’importanza del dialogo tra istituzioni, enti locali e terzo settore, è seguito - col coordinamento di Eleonora Costantini Ricercatrice, Fondazione Marco Biagi - l’intervento su “Il lavoro come fatto sociale” di Barbara Giullari Professoressa di Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro (UniBo), e quello su “Il lavoro come diritto e come forma di partecipazione” di Edoardo Ales Professore di Diritto del Lavoro, Univ. Parthenope e Fondazione Marco Biagi.
Quindi è stata la volta della tavola rotonda con: Francesca Ragazzini Dirigente Responsabile Area Interventi formativi e per l’occupazione, Regione Emilia-Romagna; Marco Melegari Agenzia Regionale per il Lavoro Emilia-Romagna, Dirigente del Servizio Centro 2- Area territoriale di Modena e Reggio Emilia; Barbara Papotti Dirigente Servizio Abitare Modena e percorsi di inclusione, Comune di Modena; Nadia Medici Referente equipe multiprofessionale GOL 4, Distretto Ceramico; Susanna Stefanetti Referente socio-sanitario inclusione e lavoro DSM-DP, Ausl di Modena; Isabella Manfredini Coordinatrice servizi politiche attive del lavoro Distretto di Modena, Consorzio di Solidarietà Sociale di Modena.
L’iniziativa ha permesso di di tornare a parlare di lavoro come leva fondamentale di resilienza. Insieme all’abitare e alla socialità, il lavoro rappresenta una delle principali dimensioni attraverso cui le persone ricostruiscono la propria identità, soprattutto in situazioni di fragilità dovute a malattia o eventi traumatici.
Da oltre trent’anni, il Consorzio di Solidarietà Sociale, attraverso le cooperative sociali aderenti, gestisce servizi di inserimento lavorativo in città e in diversi Comuni della provincia. È inoltre soggetto attuatore delle politiche attive del lavoro, a partire dalla Legge 14 fino agli attuali programmi GOL – Garanzia Occupabilità dei Lavoratori, nei distretti di Modena, Castelfranco, Vignola, Sassuolo e Pavullo.


Questi strumenti hanno permesso di consolidare le reti territoriali e istituzionali, rafforzando l’integrazione tra servizi sociali, sanitari e Centri per l’impiego. Le politiche attive del lavoro hanno rinforzato le reti istituzionali dei servizi sociosanitari e dei Centri per l’impiego, così come le reti territoriali che comprendono il terzo settore, il mondo della formazione e quello delle imprese.
Nel corso dell’incontro si è parlato anche delle sfide future, in particolare di come i rapidi cambiamenti del mercato del lavoro – dalla digitalizzazione all’impatto dell’intelligenza artificiale – possano rischiare di escludere ulteriormente chi vive condizioni di fragilità. Infine l’auspicio di proseguire nel sostegno delle politiche che pongano al centro la persona e la sua autodeterminazione, contrastando ogni forma di stigmatizzazione. L’inserimento lavorativo non è solo una misura sociale, ma un diritto che consente a ciascuno di sentirsi cittadino a pieno titolo, con doveri, responsabilità e un senso di appartenenza alla comunità.
L’iniziativa si è proposta quindi come un punto di partenza per sistematizzare le buone pratiche già attive sul territorio e aprire una riflessione condivisa su nuovi modelli di inclusione e coesione sociale, in un’epoca in cui l’inclusività rischia di essere messa in discussione da logiche sempre più escludenti.







